Brachimetatarsia: vero/falso? Le 10 domande più frequenti

Radiografie brachimetatarsie

La brachimetatarsia, cioè la congenita o acquisita riduzione in lunghezza di uno o più metatarsi, rappresenta un argomento di grande interesse e, come spesso succede in questi casi, la confusione aumenta in proporzione alla quantità di informazioni che si ricevono.
Dalla posta elettronica del mio sito web e anche direttamente da Facebook, ricevo decine di richieste di informazioni su questa patologia.
In questo articolo troverete le 10 domande che mi vengono poste più di frequente, con le relative risposte.

Ho una brachimetatarsia e mi hanno detto che/ è meglio non operarla/non è operabile/è da operare solo se ci sono sintomi/operare è troppo rischioso.

FALSO.
La brachimetatarsia è operabile a tutte le età (dopo la maturità scheletrica). I sintomi sono raramente presenti e solitamente solo nei pochi casi acquisiti (post-traumatici). I rischi sono gli stessi di qualsiasi intervento chirurgico sul piede.

Ho una brachimetatarsia e mi hanno detto che è assolutamente da operare.

FALSO.
L’intervento è consigliato solo se il disagio di avere un dito più corto crea effetti psicologici significativi (vergogna nell’esporre il piede nudo etc.) o se i sintomi sono importanti (quasi esclusivamente nelle forme acquisite). 

Ho una brachimetatarsia e mi hanno consigliato di amputare il dito più corto.

ASSURDO.
Credo che qualsiasi risposta sia superflua.

Esiste una migliore tecnica di allungamento?

FALSO.
Le tecniche proposte attualmente, tutte valide, sono l’allungamento in distrazione progressiva con fissatore esterno, l’allungamento in unico intervento con osteotomia a “z” e stabilizzazione con placca e viti o fili di K. , allungamento in unico intervento con innesto autologo o eterologo, tecniche ibride (fissatore, innesto e stabilizzazione) in unico intervento. La tecnica migliore, come spesso diciamo, è sempre quella che ogni chirurgo esegue meglio.

Mi hanno detto che posso appoggiare subito/dopo 1/2/3 mesi.

FALSO.
Non esiste un’indicazione assoluta. Dipende dalla tecnica utilizzata e dall’esperienza del chirurgo. Io eseguo un innesto osseo autologo e concedo il carico dopo 20 gg. con la calzatura in talo.

Sarò autosufficiente subito dopo l’intervento?

FALSO.
Anche in questo caso dipende dalla tecnica utilizzata e dall’esperienza del chirurgo. Con la tecnica che utilizzo io, concedo il carico parziale dopo 20 gg. con una calzatura in talo e il carico libero dopo 40 gg.

Sono già stato/a operato/a. Il risultato non è soddisfacente, si può rioperare?

VERO.
È sempre possibile effettuare interventi successivi.

Esiste un limite di età per intervenire?

Dopo la maturità scheletrica del piede (circa 14/15 anni per le femmine, 16/17 per i maschi).

Quale tecnica utilizza?

La tecnica che utilizzo da diversi anni prevede un unico tempo operatorio con impianto temporaneo del fissatore solo prima dell’innesto, un innesto osseo corticospongioso prelevato dalla tuberosità tibiale (appena sotto il ginocchio) e la stabilizzazione finale con un filo di K.
Si tratta di una tecnica personale.

Il prelievo dell’innesto lascia deficit al ginocchio?

FALSO.
Il prelievo è mini-invasivo. L’incisione è di pochi centimetri e tutto quello che rimarrà è una piccola cicatrice scarsamente visibile, simile a quella che rimarrà sul dorso del piede.

Per approfondire l’argomento brachimetatarsia, potete leggere gli articoli:

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