La brachimetatarsia, cioè la congenita o acquisita riduzione in lunghezza di uno o più metatarsi, rappresenta un argomento di grande interesse e, come spesso succede in questi casi, la confusione aumenta in proporzione alla quantità di informazioni che si ricevono.
Dalla posta elettronica del mio sito web e anche direttamente da Facebook, ricevo decine di richieste di informazioni su questa patologia.
In questo articolo troverete le 10 domande che mi vengono poste più di frequente, con le relative risposte.
FALSO.
La brachimetatarsia è operabile a tutte le età (dopo la maturità scheletrica). I sintomi sono raramente presenti e solitamente solo nei pochi casi acquisiti (post-traumatici). I rischi sono gli stessi di qualsiasi intervento chirurgico sul piede.
FALSO.
L’intervento è consigliato solo se il disagio di avere un dito più corto crea effetti psicologici significativi (vergogna nell’esporre il piede nudo etc.) o se i sintomi sono importanti (quasi esclusivamente nelle forme acquisite).
ASSURDO.
Credo che qualsiasi risposta sia superflua.
FALSO.
Le tecniche proposte attualmente, tutte valide, sono l’allungamento in distrazione progressiva con fissatore esterno, l’allungamento in unico intervento con osteotomia a “z” e stabilizzazione con placca e viti o fili di K. , allungamento in unico intervento con innesto autologo o eterologo, tecniche ibride (fissatore, innesto e stabilizzazione) in unico intervento. La tecnica migliore, come spesso diciamo, è sempre quella che ogni chirurgo esegue meglio.
FALSO.
Non esiste un’indicazione assoluta. Dipende dalla tecnica utilizzata e dall’esperienza del chirurgo. Io eseguo un innesto osseo autologo e concedo il carico dopo 20 gg. con la calzatura in talo.
FALSO.
Anche in questo caso dipende dalla tecnica utilizzata e dall’esperienza del chirurgo. Con la tecnica che utilizzo io, concedo il carico parziale dopo 20 gg. con una calzatura in talo e il carico libero dopo 40 gg.
VERO.
È sempre possibile effettuare interventi successivi.
Dopo la maturità scheletrica del piede (circa 14/15 anni per le femmine, 16/17 per i maschi).
La tecnica che utilizzo da diversi anni prevede un unico tempo operatorio con impianto temporaneo del fissatore solo prima dell’innesto, un innesto osseo corticospongioso prelevato dalla tuberosità tibiale (appena sotto il ginocchio) e la stabilizzazione finale con un filo di K.
Si tratta di una tecnica personale.
FALSO.
Il prelievo è mini-invasivo. L’incisione è di pochi centimetri e tutto quello che rimarrà è una piccola cicatrice scarsamente visibile, simile a quella che rimarrà sul dorso del piede.
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