La brachimetatarsia è la riduzione in lunghezza di uno o più metatarsi e/o falangi. Si tratta di una patologia prevalentemente congenita causata da una precoce saldatura delle cartilagini di accrescimento del metatarso. Raramente si tratta di cause postraumatiche. Le donne presentano questa deformità molto più frequentemente degli uomini. La conseguenza più evidente della brachimetatarsia è l’accorciamento delle relative dita. Raramente i sintomi sono significativi. In alcuni casi può essere presente una metatarsalgia (cioè un dolore sotto le teste metatarsali). Si tratta di un problema prevalentemente estetico ma con una componente psicologica molto importante. Spesso i soggetti con questo dismorfismo si vergognano dei propri piedi con ripercussioni significative nella vita di relazione.
Il trattamento che utilizzo ormai da molti anni è una procedura in un unico tempo chirurgico. L’incisione di circa 3 cm sul dorso del piede. La durata della procedura è di circa 30 minuti. Il fissatore esterno lo utilizzo solo temporaneamente durante l’intervento per ottenere l’allungamento voluto (foto sotto).
Poi con una tecnica personale stabilizzo il metatarso con mezzi di sintesi riassorbili e rimuovo il fissatore.
Nelle foto: fissatore installato; allungamento con fissatore; fine dell’intervento dopo innesto e stabilizzazione.
In associazione o in sostituzione agli allungamenti spesso vengono effettuati accorciamenti di uno o più raggi metatarsali per bilanciare anatomicamente le deformità.
L’utilizzo del fissatore esterno come trattamento unico è stato in passato un’ottima tecnica per allungamenti singoli. Io stesso l’ho utilizzata per alcuni anni ma presenta il grosso svantaggio di necessitare di una gestione a domicilio da parte del paziente per tempi lunghi con, spesso, conseguenti infezioni e/o allungamenti non idonei. In alcuni casi di intolleranza al fissatore, con o senza infezione, è necessario rimuovere il fissatore e ripartire da zero. Inoltre il fissatore lasciato in situ per molto tempo può dare origine a cicatrici permanenti nei fori di uscita delle fiches (piccole viti metalliche del diametro di circa 2 mm a cui si aggancia il fissatore) peggiori di quelle lasciate da una cicatrice lineare e di pochi centimetri.
Per la correzione di questo caso particolare ho utilizzato una mia tecnica personale modifica effettuando un contemporaneo accorciamento dei metatarsi laterali e utilizzando come autoinnesti ossei i segmenti asportati. Solitamente utilizzo piccoli autoinnesti ossei prelevati dalla tuberosità tibiale.
Nella radiografia dopo 2 mesi e nelle foto comparative si evidenzia il ripristino di un avampiede simmetrico.
Il grande vantaggio di questa procedura è la possibilità di gestire tutto il trattamento con un unico intervento e spesso in tempi più rapidi. La deambulazione sarà concessa con calzatura in talo solo dopo un periodo di scarico completo di circa 30 giorni.