Cos’è l’epitrocleite?
L’epitrocleite, conosciuta anche come “gomito del golfista”, è una sindrome dolorosa dovuta generalmente ad un sovraccarico funzionale e/o degenerazione tendinea dei muscoli epitrocleari. Questi sono muscoli interni dell’avambraccio che originano dall’epitroclea (parte interna del gomito) e si inseriscono sull’ avambraccio, sul polso e sulla mano. Questi muscoli servono a ruotare all’interno (pronazione) la mano, a flettere il polso e le dita. L’epitrocleite è la causa più frequente di dolore mediale (interno) al gomito. In realtà, nonostante la definizione di epitrocleite lasci presupporre un quadro infiammatorio dei tendini interessati, l’inserzione di questi muscoli subisce frequentemente un sovvertimento della struttura tendinea, chiamata degenerazione angiofibroblastica, che comporta uno scompaginamento e una progressiva sostituzione delle fibre elastiche (che compongono il tendine) con un tessuto fibroso più riccamente vascolarizzato. Per questo si preferisce parlare, come nel caso dell’epicondilite, di tendinosi e non di tendinite, definizione, quest’ultima, più appropriata per quadri puramente infiammatori.
Chi soffre maggiormente di epitrocleite?
L’epitrocleite colpisce con più frequenza l’arto dominante, più frequentemente pazienti tra i 35 e 50 anni, anche se è possibile riscontrarle in tutte le fasce di età, con un’incidenza più alta nel sesso maschile.
Diagnosi
La diagnosi è prevalentemente clinica ma preferisco richiedere sempre una radiografia del gomito ed una ecografia. Nella valutazione del paziente va posta attenzione al tipo di attività sportiva o lavorativa svolta. Frequentemente i pazienti riferiscono altre tendinopatie nel passato, come l’epicondilite, patologie della cuffia dei rotatori, sindrome del tunnel carpale, dito a scatto, rotture tendinee ecc., che sono espressione di una predisposizione individuale per le tendinopatie.
Clinicamente il dolore è localizzato in corrispondenza dell’epitroclea e si irradia lungo i muscoli interessati verso la mano. In modo caratteristico si evoca il dolore facendo contrarre contro resistenza questi muscoli con opportuni test clinici. In particolare si chiede di flettere il polso o di ruotarlo verso l’interno (pronarlo) contro la resistenza posta dalla mano del medico.
Cura con trattamento conservativo o intervento chirurgico
Se la sintomatologia dolorosa persiste, nonostante il trattamento conservativo perseguito per almeno 3-6 mesi, trova indicazione l’intervento chirurgico. L’intervento deve perseguire l’obbiettivo di rimuovere il tessuto degenerato e di favorire i processi riparativi tendinei attraverso una cruentazione locale (forage epicondilo), ossia dei gesti tecnici mirati ad aumentare la vascolarizzazione locale del tendine che ne favorisce la guarigione; segue un programma riabilitativo graduale teso a restituire elasticità, forza e resistenza ai gruppi muscolari interessati.
Riabilitazione post operatoria
La riabilitazione post operatoria segue programmi diversi a seconda del tipo di intervento. In generale dopo un breve periodo di immobilizzazione in tutore, segue un periodo di ripresa graduale del movimento. Successivamente saranno eseguiti esercizi finalizzati al recupero della forza muscolare e dell’elasticità tendinea. Inoltre, se il paziente è uno sportivo; sarà iniziato un programma specifico per il recupero del gesto atletico.